La Storia
Società nata nel 1945 per iniziativa di un gruppo di amici, tifosi del mitico ciclista Giradengo, si caratterizza negli anni '50 per la simpatia ed il coraggio. Rivaleggia in serie A con Virtus per la supremazia cittadina e sfiora lo scudetto nell'annata '53/'54. Gli stranieri Strong (vedi foto 1), Germain ed i nazionali Muci, Bongiovanni e Lucev sono alcuni dei campioni arancioneri di quegli indimenticabili anni. Dopo più di un decennio di serie B gli arancioneri tornano in serie A con due annate eccezionali: dal '75 al '77 ' passano dalla B ( 30 vittorie su 31 partite disputate) alla A1 con un gruppo di giovani tra cui spicca Romeo Sacchetti. che di li a poco approderà in nazionale. Nel '77/'78 il Gira, griffato Fernet Tonic capitanato dal nazionale Bariviera, dopo 7 giornate raggiunge il 1° posto che purtroppo poi non manterrà anche a causa della fuga dell'Americano Bob Elliot (vedi foto2). Dopo aver rischiato di sparire alla fine degli anni '70 per volontà del proprietario sponsor e dopo un periodo di purgatorio nelle serie minori, nel 1996 il Gira conquista la promozione in B di eccellenza, nella nuova casa di Ozzano. Nel 2002 griffato Maser vince la coppa Italia (vedi foto 3) di Lega nella final four di Teramo e sfiora la promozione in Lega 2 perdendo gara 3 dei play off contro Teramo. Esiste da oltre 60 anni, in questo arco di tempo si è espressa ai massimi livelli, una volta ha dovuto anche ricominciare da zero, ma sempre con entusiasmo, orgoglio e soprattutto con la voglia di continuare a girare!
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15/11/2006 - BUON COMPLEANNO GIRA "I PRIMI 60 ANNI"
di Alessandro Gallo
Dici Gira e rivedi la via Emilia. La nebbia che cala su Ozzano, nelle fredde notti d’inverno. E il palazzetto (una richiesta al sindaco e all’amministrazione: non è proprio possibile trovargli un nome, fosse anche PalaGira?) di viale Due Giugno. Scrivi Gira, chiudi gli occhi e la mente vaga. Il secondo dopoguerra e gli anni Cinquanta: i derby con la Virtus e la Sala Borsa, terra di gioco e di conquista (di punti arancionero). Resti con gli occhi chiusi e ti ritrovi nella seconda metà degli anni Settanta: il palazzo dello sport di Bologna (non ancora PalaDozza), il sabato pomeriggio con gli amici e quei biglietti gratuiti che permettono a tanti (anche a chi scrive, sissignore) di scoprire un mondo incredibile chiamato pallacanestro. Campioni che fanno parte del basket di casa nostra, da Massimo Masini e Renzo Bariviera (ex scarpette rosse dell’Olimpia Milano) a Meo Sacchetti (riscoperto dopo, certo, ma lanciato a grandi livelli proprio dal Gira). E ancora i play tascabili, Dante Anconetani e Franceschini, il boscaiolo Steve Patterson, l’elegante Marvin Roberts, il matto Bob Elliott, il biondo e lungo Steve Hayes. I giovani ruspanti Ugo Di Nallo e Mario Ghiacci, l’imberbe Marco Santucci e Achille Gelsomini. Storie che fanno parte di una bellissima favola che, a sessant’anni suonati (in fondo la data di nascita coincide proprio con il 1945), non mostra nemmeno una ruga. Come una bella signora – capace di fermare il tempo e i segni dell’età – il Gira è ancora lì. Meglio, si è spostato di qualche chilometro perché abbandonato il salotto buono della città (il Madison) e una piazza dove due club si sono spartiti tifosi e tifoserie, è stato capace di risorgere (come l’araba fenice) in provincia. Osteria Grande e poi Ozzano. Le serie minori, fino a un posto fisso nell’élite della Lega Nazionale Pallacanestro. L’ambizione di crescere ancora e, intanto, la conquista di una Coppa di Lega, firmata Gianni Zappi e dalla sua truppa incredibile. Ma forse – siete pronti per questo viaggio nella macchina del tempo? E allora allacciatevi le cinture di sicurezza e preparatevi – è meglio procedere per tappe, per comprendere nel migliore dei modi questa favola che non vuole assolutamente conoscere la parola fine.